Trasformare la polarizzazione tossica in dialogo produttivo: una nuova prospettiva digitale

Nel cuore del dibattito sulla polarizzazione politica e sociale, emerge una nuova speranza: l'uso di piattaforme digitali partecipative come Pol.is per promuovere un dialogo costruttivo. Recentemente, un progetto di ricerca condotto in un laboratorio interdisciplinare di intelligenza artificiale ha sperimentato un approccio innovativo, ridefinendo il ruolo delle piattaforme digitali nella gestione del dibattito pubblico su temi controversi come religione, sessualità e migrazione.

La sfida della polarizzazione

La polarizzazione è spesso vista come un ostacolo alla governance e alla deliberazione democratica. Tuttavia, può anche stimolare partecipazione politica e favorire scelte elettorali più nette. Il problema si presenta quando questa polarizzazione diventa tossica, degenerando in dinamiche che disumanizzano gli avversari politici e bloccano il dialogo. Le piattaforme social sono spesso accusate di amplificare questi fenomeni, promuovendo contenuti estremi che generano interazioni e quindi profitti.

Un nuovo approccio: la "re-mediatizzazione"

Il progetto ha introdotto il concetto di "re-mediatizzazione", un processo che cerca di trasformare le logiche mediali delle piattaforme per favorire un tipo di polarizzazione produttiva, piuttosto che tossica. Questo approccio si basa sull’utilizzo di strumenti digitali che combinano logiche mediali tradizionali con quelle dell’audience, permettendo alle comunità di co-creare contenuti e analisi che riflettano le loro opinioni in modo strutturato e costruttivo.

Pol.is: una piattaforma per il dialogo

Pol.is, una piattaforma open-source, si distingue per la sua capacità di raccogliere e visualizzare opinioni in tempo reale. Gli utenti possono condividere anonimamente affermazioni su un tema e votare su quelle proposte da altri, senza rispondere direttamente. Questo riduce il rischio di comunicazioni tossiche e favorisce una mappatura visiva delle opinioni, evidenziando punti di consenso e dissenso.

Un esempio significativo è stato il progetto “Tolerance Carousel”, realizzato all’Università di Utrecht. Qui, i partecipanti hanno esplorato temi come la tolleranza religiosa, l’immigrazione e la sessualità attraverso videoracconti storici seguiti da sessioni di dibattito mediato da Pol.is. L’esperimento ha mostrato come la piattaforma possa facilitare discussioni inclusive, portando a una polarizzazione più produttiva e a un maggiore rispetto delle differenze.

Risultati promettenti

La ricerca ha identificato modelli ricorrenti nelle dinamiche dei gruppi, come il "fringe effect" (l’effetto delle opinioni marginali) e il "glider pattern" (un’asimmetria nel consenso). Questi modelli offrono spunti preziosi per facilitare la deliberazione pubblica, suggerendo che anche i gruppi più polarizzati possono trovare terreni comuni.

Verso un futuro inclusivo

L’esperienza dimostra che è possibile trasformare le piattaforme digitali in strumenti per la costruzione di dialoghi più sani e inclusivi. Questo approccio richiede però un cambio di paradigma: le politiche di moderazione dei contenuti devono evolversi, passando da una logica "subordinata" delle piattaforme a una logica che valorizzi l’audience e promuova l’empatia e la comprensione reciproca.

In un mondo sempre più digitalizzato, l'uso creativo e responsabile delle piattaforme può rappresentare un passo decisivo verso una società più equa e partecipativa. Progetti come quello condotto a Utrecht offrono una visione concreta di come la tecnologia possa essere usata per rafforzare la democrazia e favorire il dialogo costruttivo su temi complessi.

 

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