Il politologo Orsina in un’intervista al ‘Quotidiano Nazionale’ si sofferma sulle prossime Europee: “I sondaggi parlano piano. Ecco cosa potrà succedere”.
La strada per le prossime Europee è assolutamente lunga e può succedere ancora di tutto, ma per il momento i sondaggi sembrano parlare chiaro. “Ad oggi le rilevazioni dicono che gli equilibri non sono cambiati – spiega Orsina in un’intervista al Quotidiano Nazionale – i partiti del gruppo identità e democrazia stanno crescendo, ma non tanto da mettere in dubbio la situazione continentale. Ricordiamo che già nel 2019 la von der Leyen fu eletta con l’aiuto dei 5Stelle”.
Giovanni Orsina sulle prossime Europee – Notizie.com – © Ansa
Orsina non vuol sentire parlare comunque di forze populiste: “E’ una etichetta molto imperfetta e generica. Si tratta di forze politiche di destr che guadagnano consensi in un momento in cui gli elettori cercano protezione. Bisogna dire che le destre sono anche contrarie a qualsiasi processo di avanzamento nel processo di integrazione europea e questo li spinge ai margini del sistema politico continentale“.
“Nella Lega ci sono due partiti differenti”
Per Orsina nella Lega ci sono due partiti differenti – Notizie.com – © Ansa
Orsina in questa intervista si sofferma anche sulla Lega: “Al suo interno ci sono due partiti differenti. C’è quello tradizionale che difende le istanze del Nord e che in passato ha avuto posizioni anche pragmatiche. E poi c’è Salvini, che ha portato la forza politica sulla strada del sovranismo. Ma le ambiguità sono presenti in quasi tutti i partiti“.
Situazione che potrebbe cambiare ben presto il quadro politico. “Di certo una vittoria in Francia della Le Pen nel 2027 modificherebbe il contesto europeo – spiega ancora il politologo – ma quell’appuntamento è lontanissimo ed ora sono imminenti le prossime Europee e dobbiamo dire che la linea rossa tiene“.
“La partita è aritmetica”
Orsina conferma che alle Europee la partita sarà aritmetica – Notizie.com – © Ansa
Sulle prossime elezioni europee Orsina non ha dubbi: “Il Parlamento ha bisogno di una maggioranza una tantum per eleggere la Commissione. Quindi possiamo parlare di una partita aritmetica: dopo il voto bisognerà capire chi avrà la possibilità di nominare il nuovo presidente. Ed è probabile che si debba bussare alla porta di Giorgia Meloni e non dei conservatori“.
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