L’iniziativa dell’ospedale Israelitico di Roma per aiutare le persone che hanno perso i propri cari [VIDEO]

Mario Venezia, Commissario Straordinario Ospedale Israelitico di Roma e Gabriella Ergasti, Direttore Sanitario Ospedale Israelitico di Roma parlano della situazione dei pazienti Israeliani nella capitale.


Lo scorso 7 ottobre ricominciava, dopo i terrificanti attentati di Hamas che costarono la vita a centinaia di giovani israeliani, la guerra in Israele e nella Striscia di Gaza. A Roma, presso l’Ospedale Israelitico dopo qualche giorno, precisamente dall’11 di ottobre, è stato aperto uno sportello in supporto delle persone, israeliane ma non solamente di religione ebraica, che sono rimaste bloccate nel nostro Paese e necessitano di assistenza medica e psicologica. Notizie.com ne ha parlato col Commissario straordinario dell’Ospedale Israelitico il professor Mario Venezia e col Direttore Sanitario, la dottoressa Gabriella Ergasti. Ed ecco, nell’intervista registrata al telefono cosa ci hanno raccontato.
Profesor Mario Venezia, Commissario Straordinario Ospedale Israelitico


“E’ una iniziativa nata dopo la strage del 7 ottobre, che ha portato una serie di conseguenze non solo dirette per i cittadini israeliani, ma anche per le persone che in quel momento si trovavano all’estero – spiega il professor Mario Venezia – naturalmente quegli eventi hanno portato a delle permanenze non previste da parte dei cittadini israeliani. Io, inoltre, vorrei aggiungere che loro sono per l’80% cittadini ebrei, il resto è rappresentato da persone israeliane-arabe e questo credo che sia un elemento importante da sottolineare“.


Dottoressa Ergasti, entriamo un pochino nel merito di questa iniziativa.


“Lo sportello è stato istituito l’11 ottobre, quindi poco dopo lo scoppio della guerra. Immediatamente sono arrivate le prime richieste, che inizialmente erano soprattutto di farmaci. Quello che ci ha colpito particolarmente è stata una massiccia richiesta di assistenza psicologica. Inoltre, oltre al canale ufficiale, ci sono arrivate anche sull’indirizzo mail richieste da cittadini di origine israeliana che studiano e lavorano in Italia, ma che hanno famiglie in Israele”.


Le chiedo se ci sono state delle storie più difficili da affrontare.


“Difficoltà principali sono state per quei cittadini israeliani che hanno ricevuto, tramite i social o l’ambasciata, notizie dei propri cari che sono stati brutalmente uccisi. E’ stata una situazione abbastanza delicata perché ad alcuni genitori è stato comunicato che erano deceduti i figli“.


Professor Venezia, questa iniziativa proseguirà?


“Sì. Preciso anche che questo sostegno è fornito da medici e operatori che parlano inglese o ebraico“.


Intervista a cura di Luigia Luciani


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