In merito a quanto si sta verificando in Israele ha voluto esprimere il proprio pensiero Tayseer Nasrallah. Lo ha fatto rilasciando una intervista al quotidiano “La Repubblica”
Considerato uno dei pilastri di Fatah, Tayseer Nasrallah, 62enne, nel mese di settembre ha immediato la resa di larga parte dei ‘Lions Den’, ovvero i giovani che hanno iniziato la ‘Terza Intifada‘. Nel corso di una intervista rilasciata alla ‘Repubblica‘ si è soffermato su quanto sta accadendo in Israele, oramai da quasi un mese dall’inizio dell’attacco di Hamas. Si è soffermato a parlare dell’Anp, ovvero dell’Autorità palestinese. Anche perché, a quanto pare, tutto il mondo adesso ne sta discutendo.
Tayseer Nasrallah (Screenshot video YouTube) Notizie.com
Non si parla d’altro di come reinserirla a Gaza e come rivitalizzarla in Cisgiordania. Poi precisa: “Anche se nessuno dice che Israele continua a trattenere le tasse che in base agli Accordi di Oslo continua a riscuotere per conto nostro. Stiamo parlando di almeno il 65% delle entrate. Il 1° novembre era il giorno di stipendio, nessuno ha ricevuto nulla. Non mi sembra la strada migliore per potenziarci e uscire da questa crisi“.
Guerra Israele, Nasrallah: “Ora priorità è il cessate il fuoco”
Sul futuro dell‘Anp precisa: “In questo momento la priorità è Gaza ed il “cessate il fuoco” immediato. E’ una guerra ferocia. A Gaza quasi metà della popolazione ha meno di 18 anni, un conflitto ai bambini. Governo tecnico? Qualsiasi ipotesi è meglio dell’inferno di questi ultimi 20 anni. Anche se potessi scegliere non opterei per un governo tecnico. Preferisco un periodo di transizione. La storia qui non è cominciata il 7 ottobre“.
Guerra Israele (Ansa Foto) Notizie.com
Su Hamas fa sapere: “E’ impossibile eliminarla. Sono e resto di Fatah, ma sono con Hamas. Non con Hamas in sé, ma come sinonimo di azione e iniziativa. Hanno cambiato tutto ed è giusto che ora debbano avere la guida. Hanno molte anime. Credo che quella maggioritaria sia di Ismail Haniyeh“.
Su Israele: “In questo momento è sopraffatta dal trauma. Bombardare non è una strategia. Un periodo di transizione sarebbe utile per tutti. L’importante è che non sia eterno. Anche perché gli accordi di Oslo si sono concentrati su economia e sicurezza, su questioni tecniche che rinviano ad ogni questione politica. Infatti si è verificato un disastro. Inutile rinviare un problema sperando che svanisca. Alla fine resta“.
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